Migliorare la qualità della spesa è necessario anche per eliminare l’attuale livello di disuguaglianza
di Giulio Santagata
Le spese fiscali sono tutte quelle detrazioni, crediti di imposta, esenzioni o riduzioni di base imponibile o di imposta che determinano minori entrate per le casse pubbliche e vantaggi fiscali per specifici gruppi di contribuenti. Sono strumenti alternativi a programmi di spesa che sono stati adottati per perseguire determinate politiche pubbliche.
Da anni l’Ocse, il Fondo Monetario e l’Unione Europea suggeriscono all’Italia d’intervenire sulle spese fiscali, per rendere il sistema più semplice e più trasparente e il prelievo più equilibrato.
Questo dovrebbe essere il primo passo, il secondo è quello di aggredire le spese fiscali di cui non si conosce il numero dei beneficiari – sono oltre 20 miliardi di euro – da destinare, sempre senza aumentare la pressione fiscale, all’aumento della no tax areaed alla riduzione del cuneo fiscale sui redditi da lavoro.
Ci saranno molte piccole ma agguerrite lobby da scontentare, ma siamo convinti che quei mille rivoli che vanno a premiare interessi particolari sia meglio destinarli a politiche di interesse generale per costruire una società più coesa, meno diseguale e più competitiva. E anche, perché no, per avere un fisco più semplice e più giusto.
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