Mutilazioni genitali: appello della Città di Torino contro le barbarie

Le mutilazioni dei genitali femminili (MGF) rappresentano un gravissimo pericolo per l’integrità della donna, aumentano l’incidenza della mortalità materna e sono una violazione dei diritti umani.

Il 6 febbraio, come ogni anno, si è celebrata la Giornata Mondiale contro le MGF.

È necessario aumentare la nostra sensibilità – afferma Mariacristina Spinosa, assessore comunale al Decentramento e Pari Opportunità – per stimolare il lavoro di cooperazione e lo sviluppo di una rete di percorsi utili a offrire azioni politiche concrete di informazione, per contrastare le pratiche che attentano alla libertà, alla dignità e alla salute delle donne”.

L’abitudine delle mutilazioni genitali – diffusa in 40 Paesi, di cui 28 sono africani – interessa 140milioni di donne. Due milioni di bambine e ragazze ogni anno rischiano di essere sottoposte ad asportazione violenta.

Salvare le proprie figlie, infanti o adolescenti che siano – ha continuato l’assessore – da una pratica dolorosa e invalidante è la vera evoluzione culturale. È indispensabile far capire a tutti quali sono le drammatiche conseguenze, fisiche e psichiche, di questa condizione, che crea effetti irrimediabili e segna per sempre la vita di ogni singola donna”.

Mezzo milione di donne immigrate, o rifugiate in Europa, ha subito una MGF. I dati provenienti dal Centro Multiculturale per la Famiglia di Torino rivelano che su 114 visite ginecologiche effettuate nel 2010, ben 8 sono i casi di mutilazioni dei genitali femminili (7 pazienti nigeriane e 1 eritrea). I numeri del 2011 sono analoghi: su 145 visite ginecologiche il riscontro è stato accertato su 9 pazienti, tutte nigeriane.

L’Africa è il continente in cui il fenomeno delle MGF è più diffuso: in Egitto, il 90% dei casi è stato effettuato su bambine di età compresa tra i 5 e i 14 anni, mentre in Etiopia, Mali e Mauritania le mutilazioni sono praticate a un’età inferiore ai 5 anni.

Nello Yemen, infine, gli interventi vengono effettuati sulle neonate entro le prime due settimane di vita.

Le forme “medicalizzate” di MGF (quelle praticate da personale dotato di un livello rudimentale di formazione sanitaria) rappresentano il 94% del totale dei casi in Egitto,  il 76% nello Yemen, il 65% in Mauritania e poco meno della metà in Kenia e Costa d’Avorio. Il tipo di intervento mutilatorio varia a seconda del gruppo etnico di appartenenza: il 90% delle MGF è escissorio (taglio e/o rimozione di parti dell’apparato genitale) e un decimo dei casi si riferisce all’azione della infibulazione talvolta associato all’escissione.

Ogni vita salvata rappresenta un passo in avanti verso la vittoria di questa battaglia – termina l’assessore Spinosa -. Perché di questo si tratta, di vite salvate e diritti salvaguardati. Ogni madre che strappa la propria figlia a quest’orribile lesione è un genitore in più che ha compreso il senso della vita e del rispetto. Una mamma che ha scelto di regalare alla propria figlia una vita normale, come quella di altre milioni di coetanee”.

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