BIOTESTAMENTO: La nostra libertà di scegliere resta un grido nel vuoto

La mia nota stampa, all’indomani dell’approvazione alla Camera del testo di legge sul testamento biologico.
Il Parlamento avrebbe dovuto fermarsi perché ci sono tematiche su cui non sempre si può legiferare, e che non possono essere regolamentate e disciplinate. Il discusso tema del fine vita è una di queste: si tratta di una sfera intima, personale, unica che non può inchinarsi a regole egoistiche e individualistiche.
Libertà e diritto di scegliere non devono e non possono essere di proprietà di chi legifera, la politica non può avere questa pretesa, né quella di impadronirsi del corpo di noi tutti. Ognuno di noi deve essere messo nelle condizioni di poter decidere in piena autonomia e liberamente, non c’è legge, o regola, o condizionamento che debba entrare, in maniera così invasiva ed imperativa, in quello che per natura è un evento drammatico come la morte.
Il fine vita dovrebbe essere un’alleanza terapeutica tra paziente e medico, che lasci al paziente la libertà di scelta e al medico la libertà di trattamento in base alle volontà e alle indicazioni del malato. Invece questa legge consentirà ai medici di agire diversamente dalla volontà dei pazienti, perché non li vincola in alcun modo al rispetto delle indicazioni degli stessi. Insomma, ancora una volta ci tolgono il diritto di scegliere. Sarà una legge a farlo per noi e per i medici. La nostra opinione, qualunque siano i nostri convincimenti, la nostra cultura, la nostra fede, non verrà ascoltata. Resterà un grido nel vuoto. E con essa il desiderio di civiltà espresso dalla maggioranza degli italiani.

 

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